Come è noto il Friuli-Venezia Giulia è storicamente stata una delle regioni più militarizzate in Italia per via del confine ad est che la poneva a diretto contatto con il “blocco orientale”. Per cui il nostro territorio era disseminato di caserme e poligoni militari senza dimenticare la base USAF di Aviano.
Finita la guerra fredda e crollati i regimi comunisti dell’est Europa pian piano la presenza militare è andata decrescendo (mai abbastanza ovviamente) in particolare con la dismissione di gran parte delle caserme a diretto contatto con il confine. Ciò che è rimasto (oltre alla base di Aviano) sono alcune caserme e soprattutto i poligoni situati prevalentemente nell’area friulana nella provincia di Pordenone.
La presenza decennale di queste enormi aree destinate alle esercitazioni militari (sia italiane che statunitensi) per armi leggere e pesanti continua ad avere un pesantissimo impatto nei territori sia in termini di inquinamento ambientale e acustico che economico e paesaggistico. È noto infatti (e le ultime rilevazioni effettuate dai comitati ne sono una conferma) che vi è in queste zone un inquinamento da metalli pesanti ben sopra i limiti di legge, persino quelli previsti per le aree industriali. L’inquinamento acustico è l’altra questione sul tappeto in quanto in prossimità di vari poligoni vi sono numerosi centri abitati che subiscono per gran parte dell’anno (si parla in alcuni casi di circa 200 giorni all’anno) i rumori delle esplosioni e dei tiri di artiglieria.
Oltre all’inquinamento vi è da mettere in evidenza che queste vaste aree sono perciò interdette alle popolazioni per gran parte dell’anno impedendo quindi possibilità di un diverso uso socio-ambientale.
Infine va ricordato il sempre presente rischio di incidenti come quello, che ha avuto anche un’eco sulla stampa nazionale, del 2021 quando di notte un carro armato ha centrato un pollaio facendo una strage di galline. Oltre alla perdita di vite di animali non umani è stato solo un caso che non ne facesse le spese anche qualche abitante della zona (in quel caso l’inchiesta si è conclusa con un nulla di fatto per “l’impossibilità di stabilire quale unità abbia fatto fuoco”).
Contro questa situazione sempre più intollerabile negli ultimi anni, su impulso di alcuni abitanti e compagn* della zona, si è costituito il Comitato Poligo(No) che punta a chiudere il poligono di Cao Malnisio, uno dei più grandi. Dopo varie assemblee popolari che hanno visto una grande partecipazione, volantinaggi, feste, passeggiate esplorative dentro il poligono, partecipazione con carri allegorici al carnevale locale, è stato avviato il percorso per chiedere la chiusura, con successiva bonifica e riconversione dell’area, tramite un progetto di partecipazione dal basso che valorizzi le specificità locali.
Per sostenere questa mobilitazione è stata indetta dal Comitato una manifestazione per sabato 30 novembre con ritrovo alle 13.30 in piazza Trieste a Malnisio; l’appuntamento è molto importante in quanto si tratta della prima scadenza di piazza vera e propria. Le adesioni si stanno moltiplicando specie localmente, e a livello più ampio ha aderito anche l’Assemblea Antimilitarista.
Nell’appello le ragioni di tipo ambientale si intersecano con una più generale lotta contro la guerra e gli eserciti, non a caso il titolo del corteo è “Contro la guerra e il militarismo che la produce”. Vi è perciò anche in questo caso una chiarezza nell’individuare obiettivi precisi e praticabili, capaci di avere un radicamento e sostegno locale, con parole d’ordine e mobilitazioni più ampie in senso antimilitarista. Questa lotta quindi si affianca alle altre già presenti in altre regioni: dal movimento No Muos in Sicilia al movimento contro la prevista base fra Pisa e Livorno, dalle lotte contro le basi e i poligoni in Sardegna alle mobilitazioni contro la città dell’aerospazio a Torino e a tante altre.
È molto importante che vi sia una significativa partecipazione di carattere antimilitarista anche da fuori regione a questo appuntamento.
Come anarchiche e anarchici del Friuli-Venezia Giulia siamo presenti organicamente nell’organizzazione e lanciamo un appello a essere presenti.
Un compagno dell’estremo nord-est
Per info: alterlinus@gmail.com-339.6812954